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CULTURA DIALETTO

Ciuri ce pedì e la valorizzazione del griko di Salvatore Tommasi

Ciuri Ce Pedi Penna

Ciuri ce Pedì mi dava l’aria di una donna che nella sua bellezza, nella grazia delle sue righe, riproponeva dei canti e dei versi del passato. In una lingua meravigliosa, il griko. Quell’idioma di cui sentivo parlare quando mi capitava di addentrarmi nei paesi della Grecìa Salentina. In alcune gite fuori porta presso Calimera, Zollino, Sternatìa, leggevo doppie insegne su alcuni negozi e sulla toponomastica stradale. Qualcosa che mi rendeva sensazioni suggestive, come di un piccolo mondo a parte. Per anni ho lasciato che la mente associasse a Ciuri ce Pedì l’immagine di questa donna narrante che di tanto in tanto mi portava altrove nella lettura dei suoi scritti.

Ciuri ce Pedì di Salvatore Tommasi

Quando poi, la sfera razionale ha per un istante preso il posto di quel paradiso emotivo che ci travolge, mi sono accorta di un nome, quello del noto professore e studioso Salvatore Tommasi. L’autore del sito internet Ciuri ce Pedì è lui, che col figlio Eugenio Tommasi, ha creato questa nicchia di cultura e di passato che vive parallelamente al presente. Salvatore Tommasi ha accolto il nostro invito ad essere con noi oggi.

Cigno Ciuri ce Pedì

Immagine tratta da Pixabay

Salvatore esistono diverse teorie sull’origine del griko. Ma per chi lo ha vissuto come Lei, come nasce il griko?

“Chi, come me, ha “vissuto” il griko non si è posto domande sulla sua origine. Sapevamo che era la nostra lingua, semplicemente. La lingua materna. Insegnata da generazioni. Perché lo fosse, chi fossero in origine i griki, da dove venissero, da quanto tempo fossero qui non erano domande che i parlanti si ponevano. Le domande, e le teorie per rispondervi, sono sorte in altri contesti, verso la metà dell’Ottocento. Quando dotti linguisti e filologi si sono imbattuti nella nostra suggestiva presenza. Le teorie sono note e non le ripropongo. Esse possono aver incuriosito, interessato qualche parlante colto dei nostri paesi, ma non hanno certo influito sulla storia del griko, sul suo mantenimento o sulla sua estinzione. Potrebbero diventare più significative ora, se, come auspico, il griko, una volta esauritosi come lingua di comunicazione, resterà come patrimonio di cultura e di storia, come fondamentale testimonianza del passato”.

Qual è il paese della Grecìa Salentina più rappresentativo del griko?

“Se si intende individuare il paese della Grecìa nel quale il griko è ancora maggiormente parlato, direi Sternatìa. Se, invece, si intende la parola “rappresentativo” in un senso più generale, culturale, direi Calimera. Mi riferisco, con tale affermazione, al fatto che in questo paese è sorta e si è sviluppata una tradizione di griko scritto, iniziata verso la fine dell’Ottocento. Ad opera di un importante studioso, Vito Domenico Palumbo; ed è poi continuata fino ad oggi. Il Palumbo, oltre a raccogliere un vastissimo patrimonio di fiabe, testi poetici popolari, proverbi, filastrocche, ha scritto anch’egli in griko, e in maniera eccelsa. Il suo esempio è stato seguito da altri letterati, soprattutto a Calimera, ma anche in altri paesi. Sicché oggi disponiamo di una letteratura che potrà rendere testimonianza del griko anche quando esso cesserà di essere trasmesso oralmente come è avvenuto negli ultimi secoli”.

Ciuri ce Pedì, scrigno di griko ai nostri giorni

Nel Suo bellissimo sito internet -“Ciuri ce Pedì (Padre e figlio)”- compare una grammatica e un vocabolario griko. Tratti immagino dalle Sue opere. Come ha creato il Suo vocabolario?

“Ringrazio per il giudizio lusinghiero sul sito, alla cui costruzione ho dedicato parecchio impegno. La grammatica e il vocabolario che vi compaiono sono tratti dal primo lavoro che ho dedicato al griko, Katalisti o kosmo. In realtà, nel libro, essi hanno la funzione di strumenti per comprendere e utilizzare i dialoghi che vengono proposti. Il vocabolario, in particolare, è indirizzato piuttosto a un uso didattico e riporta le voci del griko ancora in uso. Non è propriamente esaustivo di questa lingua. Ho successivamente lavorato a un dizionario griko più completo e documentato, che spero possa essere pubblicato nei prossimi mesi”.

Quaderno

Immagine tratta da Pixabay

“Esso costituisce una sintesi conclusiva dell’impegno che ho dedicato al griko negli ultimi anni. Vi compaiono non solo le parole in uso, ma anche, opportunamente indicate, quelle dimenticate ma testimoniate dai precedenti ricercatori: Palumbo, Lefons, Rohlfs, Karanastasis, ecc. Inoltre quasi di ogni parola, e di ogni sua forma, vengono forniti riferimenti tratti dalla documentazione scritta o dalla testimonianza degli ultimi parlanti“. https://www.ciuricepedi.it/

Come far sì che il griko possa permanere negli anni che verranno?

“Si tratta di un compito essenziale che la mia generazione, l’ultima che ha appreso il griko nella forma naturale di lingua materna, ha davanti a sé. A mio avviso, come ho scritto e manifestato in varie occasioni, l’unico modo per far restare in vita questa lingua è darle una vita “nuova”. Nuova rispetto al passato, voglio dire. Essa, cioè, da lingua di comunicazione trasmessa solo oralmente, dovrebbe diventare lingua essenzialmente scritta e trasmessa attraverso un apprendimento formalizzato. Deve subire insomma una “metamorfosi”.

Mare al tramonto

Immagine tratta da Pixabay

“L’impegno che personalmente ho dedicato al griko ha seguito in realtà questo proposito. Esplicitandosi lungo le due direttive indicate: da un lato, continuare l’opera meritoria del Palumbo e degli altri autori di cui ho detto nello scrivere in griko. Dal momento che solo nella scrittura una lingua può essere conservata quando non viene più usata per comunicare. Dall’altro lato costruire degli strumenti (grammatica, sussidi didattici, ecc.) semplici, fedeli ed efficaci da utilizzare per insegnare il griko, soprattutto ai ragazzi. Permettendo comunque, a chi lo voglia, di potersi accostare e conoscere con facilità il nostro singolarissimo patrimonio linguistico/culturale”.

La letteratura popolare e il risveglio dei giovani

Nel Suo sito compaiono vari autori della letteratura locale. Qual è l’autore che più l’appassiona?

“Naturalmente Vito Domenico Palumbo (1854 – 1918), cui ho accennato. Si tratta di uno studioso appassionato e di un poeta delicato. Dalla personalità poliedrica e affascinante, egli ha avuto contatti con importanti intellettuali italiani e di altri paesi europei. Soprattutto nell’ambito del folklore. Negli scritti poetici ha toccato diversi temi: l’amore, soprattutto, ma anche argomenti filosofici, religiosi, di costume. Polemista sottile, non ha temuto di inimicarsi politici, giornalisti e uomini di cultura del nostro territorio, intervenendo nel dibattito pubblico del suo tempo. Alla sua figura e alla sua opera ho di recente dedicato una monografia, Vito Domenico Palumbo, Letterato della Grecìa Salentina, Argo Editrice, 2018.

Come avvicinare i giovani al griko?

“Negli ultimi decenni il griko ha subito una sorta di ostracismo culturale. Nella considerazione comune è apparso come sinonimo di arretratezza, di ignoranza, di povertà. Per abbracciare modernità e progresso, si è ritenuto di dover abbandonare tutto ciò che richiamava il passato e la tradizione, compresa anche questa lingua che era essenzialmente legata alla civiltà contadina. Sarà necessario anzitutto liberarsi da tale pregiudizio. Se i giovani cercheranno degli elementi identitari e sapranno superare il preconcetto negativo, potranno certo trovare nella lingua grika significatività, rilevanza storica e bellezza tali da suscitare il loro interesse e il loro orgoglio”.

Bottiglia Naviga In Mare - onde blu

Immagine tratta da Pixabay

“Il fatto che da un po’ di anni in griko si canti, si scrivano insegne, si intitolino progetti può fornire elementi di curiosità, può invitare a un accostamento più intenso. Tuttavia, a mio avviso, l’eventuale accostamento dei giovani avrà significato solo se sarà autonomo e spontaneo, non indotto. Alla mia generazione spetta semplicemente il compito di renderlo possibile, qualora e quando si manifesti, offrendo l’opportuna documentazione”.

Ciuri ce Pedì: come attrezzare dunque il griko a questa modernità?

“Io sono convinto che il griko vada rispettato per quello che è, cioè espressione del passato. Non lo si può “modernizzare” né linguisticamente, né culturalmente. Sarebbe, credo, uno stravolgimento. La modernità è data dagli strumenti attraverso cui si può veicolare il suo contenuto. Quelli possono essere nuovi. Il sito cui si è fatto cenno potrebbe esserne un esempio. Tutto ciò che esso mostra, infatti, è il patrimonio della tradizione. Rendere fruibile la tradizione e farlo con spirito moderno, con gusto moderno. E’ questa, credo, la sfida per le nuove generazioni. Sono necessari creatività e saggezza, curiosità e rispetto. Si tratta di cercare i problemi e i sentimenti dell’oggi nelle manifestazioni della civiltà passata. Guardare, insomma, alla nostra storia con la consapevolezza di esserne partecipi”.

Ciuri ce pedì e la valorizzazione del griko di Salvatore Tommasi ultima modifica: 2019-11-18T09:00:28+01:00 da Antonella Marchisella

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