Le leggende legate alla presenza di San Francesco a Lecce

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MITI E LEGGENDE

Le due leggende legate al passaggio di San Francesco a Lecce

San Francesco A Lecce

Francesco d’Assisi è uno dei più importanti santi del credo cattolico. Il suo peregrinare ha lasciato storie e testimonianze in tutto il Paese, oltre alle costruzioni sacre che sono state costruite in suo onore nei secoli. La presenza di San Francesco a Lecce ne è un’ulteriore conferma. La chiesa di San Francesco della Scarpa, ad esempio, prende il nome da una leggenda legata al santo periodo in cui il santo era ospite a Lecce. E anche un angioletto apparente decorativo nei pressi di Porta San Biagio racchiude un profondo significato legato al frate.

Le leggende che legano San Francesco a Lecce

San Francesco giunse ad Otranto al ritorno dal viaggio in Palestina e proprio qui ebbe l’ispirazione, secondo la leggenda, di realizzare il primo presepe della storia. Appena giunto a Lecce, durante la Settimana Santa, il santo entrò in città attraverso il varco nelle mura in cui adesso c’è Porta San Biagio. Affamato e stanco per il lungo viaggio, e fradicio a causa del temporale, egli bussò alla porta della prima abitazione che trovò, quella della famiglia de’ Perroni. San Francesco chiese alla donna che aprì alla porta un tozzo di pane da mettere sotto i denti, venendo scacciato. All’improvviso, però, apparve un angelo con in mano una cuddhrura (ciambella di pane dolce che le massaie salentine preparavano per la Pasqua) e la offrì al santo. Questo episodio è ricordato dalla piccola scultura del putto capovolto con la ciambella in mano posto sulla chiave di volta dell’arco di un portale nei pressi di Porta San Biagio.

San Francesco A Lecce - Ciambella

La scultura dell’angelo che porge la tipica cuddhrura salentina a San Franesco. Fonte: Loscrivodame

Esiste anche un’altra leggenda legata al soggiorno di San Francesco a Lecce. Secondo la tradizione, infatti, il santo piantò un piccolo agrumeto poco distante dalla via dei Perroni. Nel farlo perse una scarpa e i fedeli vollero tributare a questo singolare episodio della vita del santo la consacrazione di una chiesa proprio in questo luogo.

La chiesa di San Francesco della Scarpa

In realtà la chiesa di San Francesco a Lecce fu denominata in questo modo quando, nel XVI secolo, i frati minori di Santa Maria del Tempio, convento andato distrutto, si divisero in conventuali e osservanti. Questi ultimi, infatti, al contrario dei primi, usavano camminare scalzi. La chiesa è datata XII secolo e le epigrafi al suo interno indicano che fu costruita sul sito di un palazzo appartenuto alla famiglia Guarini. Agli inizi del Settecento furono gli stessi Guarini a finanziarne la ricostruzione. Il barocco salentino, tuttavia, non fu elemento principale della facciata come in molti altri esempi di architettura sacra salentina. Alcuni lavori ottocenteschi, infatti, portarono la chiesa ad essere inglobata al colonnato dell’ex convitto Palmieri, lasciandola senza prospetto.

Chiesa Di San Francesco A Lecce Della Scarpa

La chiesa senza facciata, consacrata a San Francesco della Scarpa. Fonte: Il Tacco Di Bacco

La chiesa senza facciata, durante il restauro, è passata da una croce latina a quella greca. Il suo interno è caratterizzato dalla presenza di paraste corinzie e tuscaniche. Solo quattro degli altari sono quelli originari, quelli dell’Annunziata, dell’Immacolata, di San Luigi e, ovviamente, di San Francesco. Gli altri sei si trovano nella chiesa madre di Casarano dal 1874. La chiesa conserva anche i resti del monumento sepolcrale del teologo e predicatore lecce Roberto Caracciolo, che fu vescovo di Aquino e Lecce. Affianco alla chiesa, infine, vi è l’oratorio. È qui che, secondo la leggenda, San Francesco avrebbe riposato dopo il suo ritorno dalla Palestina e avesse piantato l’agrumeto. Un albero di arancio presente al centro di quest’area simboleggia propria il mito che ha portato alla consacrazione della chiesa al santo.

Le due leggende legate al passaggio di San Francesco a Lecce ultima modifica: 2019-01-18T09:58:35+01:00 da Luigi Bove

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