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SCUOLA STORIA

L’ italiano nel fascismo. A lezione con Antonella Marchisella

Bandiera Italiana

«Mio caro Mussolini, mi stupisco di Voi…». Iniziava così la lettera di Gabriele D’Annunzio datata 16 Settembre 1919 che il Duce pubblicò sul suo giornale Popolo d’Italia censurandone alcuni passi. Omettendone dei tratti, la lettera – che in verità era un’epistola di un D’Annunzio sdegnato – prese la forma di uno scritto destinato a un amico fidato. E’ sufficiente questo per delineare quale fosse la condizione della stampa durante il Fascismo. E la lingua?

La lingua italiana durante il Fascismo

«Mio caro Mussolini, mi stupisco di voi e del popolo italiano. Io ho rischiato tutto, ho dato tutto, ho avuto tutto. Sono padrone di Fiume, del territorio, d’una parte della linea d’armistizio, delle navi; e dei soldati che non vogliono obbedire se non a me. Non c’è nulla da fare contro di me. Nessuno può togliermi  di qui. Ho Fiume; tengo Fiume finché vivo, inoppugnabilmente. E voi tremate di paura!…».

L’epistola, a tratti censurata, di uno sdegnato Gabriele D’Annunzio

Inizia così la lettera di Gabriele D’Annunzio a Benito Mussolini – datata 16 Settembre 1919. Il Duce la pubblicò sul suo giornale Popolo d’Italia censurandone alcuni passi. Omettendone dei tratti, la lettera – che in verità era un’epistola di un D’Annunzio sdegnato – prese la forma di uno scritto destinato a un amico fidato. “Censure, sospensioni delle pubblicazioni, sequestri, allontanamento coatto di direttori non graditi all’autorità […] si pretese dai giornalisti solo una professione di lealtà al fascismo, ma più tardi si impose loro la più smaccata adulazione”. E’ quanto riportano A. Camera e R. Fabietti in Il Fascismo come regime, Elementi di Storia, 1957.

Lettera Fascismo
Pixabay

Un esempio dei passaggi censurati rende chiara la situazione della stampa ai tempi del Fascismo. Veniamo dunque alla questione della lingua italiana in Italia durante il Fascismo. Si nota innanzitutto l’uso di frasi celebri, sovente inventate, come «La casa Savoia conosce le vie dell’esilio ma non quelle del disonore». Altresì il divieto di affiggere insegne recanti forestierismi nei negozi, nella pubblicità, nei nomi delle strade e degli alberghi. E ancora, fu imposto il doppiaggio dei film stranieri e furono posti in atto tentativi di limitare l’uso dei dialetti. Un’altra iniziativa riguardò una campagna a favore del Voi invece del lei.

Testimonianze del passato

Da alcune testimonianze traiamo: «Nonno Marino era un contadino che viveva nel viterbese e ai tempi del Fascismo aveva circa trent’anni. Lui ricorda che il Bar del paese fu rinominato “mescita”. Infatti, era stato vietato avere insegne con anglicismi, così come non era più possibile dire sandwich, termine che era stato sostituito con tramezzino».

Caffe
Pixabay

«Tutto ciò nell’ambito di quella che il Fascismo chiamava italianizzazione. Nonno Marino raccontava che, in particolare nelle campagne, il Fascismo promuoveva l’uso del Voi al posto del lei. Quest’ultimo era considerato una sorta di residuo del servilismo italiano verso gli invasori stranieri. Dunque espressione di snobismo borghese. A imporre tutto ciò, piccoli gerarchi di paese e fattori pronti a riferire a chi di dovere. E per chi pervicacemente non vi si adeguava c’erano severe punizioni».

Espressioni nate durante il periodo fascista

Tra le espressioni che nacquero nel periodo fascista vi è curiosamente la tipica “sorci verdi” che siamo abituati ad ascoltare nei film. In realtà questo modo di dire risale all’anno 1936 e designava un reparto speciale della Regia Aeronautica. Più precisamente l’abilissima 205° Squadriglia, che scelse come stemma per i suoi nuovi trimotori l’immagine di tre sorci verdi. Quando si vedeva passare gli aerei con i tre sorci verdi era evidente che per gli avversari sarebbe stata dura. Da qui il motto: “Ti faccio vedere i sordi verdi!”, oggi esclamazione per annunciare lo scatenarsi dell’inferno. Così come si legge in un articolo del Corriere della Sera del 31 gennaio 2018.

Il Fascismo è stato anche arte

A onor del vero, dovremmo dire che non tutta la cultura italiana si mostrò avversa al Fascismo. Tra il 1926 e il 1929 prese vita l’Accademia d’Italia. Questa riunì le più illustri personalità delle arti e delle scienze tra cui il letterato Pirandello, l’artista Marinetti, lo scienziato Marconi, lo storico Volpe, il filosofo Giovanni Gentile. Quest’ultimo giustificava sul piano ideologico il Fascismo col Manifesto degli intellettuali fascisti al quale replicava Benedetto Croce a nome degli intellettuali antifascisti. Il regime fascista è più avvertibile nell’architettura con i progetti di nuovi centri urbani. Altresì con la fondazione di nuove città (ad es. Sabaudia) e la riqualificazione dei centri storici (via della Conciliazione a Roma) e numerosi edifici vengono realizzati dagli architetti razionalisti.

Il Razionalismo

Il Razionalismo è una corrente architettonica che segue i principi del Funzionalismo. Si tratta di nuovi principi per l’architettura che si rifanno al Movimento Moderno. Quest’ultimo si stava diffondendo in tutta Europa. Si tratta di un’architettura dalle strutture essenziali, nitide e lineari, utili.

L’ italiano nel fascismo. A lezione con Antonella Marchisella ultima modifica: 2021-11-30T09:00:00+01:00 da Antonella Marchisella

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