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Italiano, lingua che cambia. A lezione con Antonella Marchisella

Antonella Marchisella

Nelle disamine odierne si assiste ai dibattiti tra linguisti e grammatici. Tema del dibattito è il rigore da osservare nell’applicazione delle regole grammaticali. Talvolta l’elasticità dei linguisti si scontra con l’inclemenza dei grammatici. Per ritrovarsi infine concordi sul fatto che la lingua scritta e la lingua parlata presentino notevoli differenze. L’italiano è una lingua che ha una grammatica. Questa si divide in tre rami principali: fonologia e grafematica; morfologia; sintassi. Vediamo di capirne di più.

L’italiano, una lingua che cambia

L’italiano è una lingua romanza che ha origine dal latino volgare. Nei tempi antichi il latino aveva due forme: una forma letteraria e una forma volgare. Il latino classico era praticato dai dotti, mentre la forma volgare era espressione usuale del popolo. Quest’ultima, per la sua peculiarità di lingua “parlata”, si presentava più suscettibile ai cambiamenti e alle innovazioni rispetto al latino letterario (scritto). Il latino si è modificato nel corso del tempo tramite una serie di innovazioni avvenute nell’era di Ottaviano Augusto e con la diffusione del Cristianesimo.

Parole latine in evidenza
Pixabay

L’italiano è il prosieguo dell’antica lingua latina. L’italiano appartiene al ceppo delle lingue indoeuropee e rappresenta oggi la quarta lingua studiata nel mondo dopo l’inglese, lo spagnolo e il cinese. “Per coloro che sono giunti in Italia di recente la lingua rappresenta il primo strumento nel cammino d’integrazione“. Queste sono le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella agli Stati generali della lingua italiana nel mondo nella sua terza edizione. In sostanza dovremmo imparare a vederci come l’esito di una complessa evoluzione storica.

Ascesa della linguistica

Studiare una lingua – nel nostro caso l’italiano, significa anche abituarsi a riconoscere e a descriverne i cambiamenti. Negli anni Settanta si assiste a un’ascesa e a una forte espansione della “linguistica”. La grammatica rischia in questi anni di subire un colpo mortale. Vero è che le regole di una lingua non sono immutabili. Altrettanto reale è che il largo uso nei parlanti di certe espressioni linguistiche non è necessariamente sinonimo di correttezza delle stesse.

L’italiano e la sua sintassi

Una delle quattro partizioni fondamentali della linguistica è la sintassi. Le altre partizioni sono la fonetica, la morfologia e la semantica. La sintassi studia la struttura della frase, gli elementi costitutivi della frase, le associazioni di frasi. In definitiva, essa esamina le unità superiori alla parola. La sintassi (dal greco sýntaxis), esamina le diverse modalità in cui le parole si uniscono tra loro per formare una proposizione. Altresì essa studia in che modo le proposizioni si collegano per comporre un periodo.

Ragazza che studia italiano
Pixabay

L’analisi logica della frase e l’analisi logica del periodo costituiscono le due tipologie di sintassi esistenti. Studiare la “sintassi semplice” ci consente di imparare a fare l’analisi logica della proposizione. Lo studio della “sintassi composta”, invece, ci consente di imparare a fare l’analisi del periodo. Effettuare l’analisi logica della proposizione (sintassi semplice) significa conoscere gli elementi che compongono una frase. Ossia il soggetto, il predicato, i complementi, gli attributi e le apposizioni. Una proposizione è nello specifico “ciò che si enuncia, si dichiara, si afferma, e la frase stessa che contiene l’enunciato”. I due elementi basilari e indispensabili di una frase sono il soggetto e il predicato verbale. In tal caso avremo una “proposizione semplice”. Se oltre al soggetto e al predicato vi confluiscono ulteriori elementi come l’attributo, l’apposizione e i complementi, avremo a che fare con una “proposizione complessa“.

Il sintagma

Gli elementi che compongono una frase sono formati solitamente da un insieme di parole. Ogni insieme di parole compone un “sintagma” [dal greco syntagma = unione ordinata]. Un sintagma è dunque una unità sintattica significativa autonoma.

Il periodo ipotetico

Quando una struttura sintattica è costituita da una proposizione subordinata condizionale e dalla sua reggente si è di fronte a un ‘’periodo ipotetico’’. La proposizione subordinata condizionale è altresì denominata “protasi” [dal greco protasis = mettere innanzi]. La sua reggente, invece, prende il nome di “apodosi”. Quest’ultima esprime la conseguenza della condizione data nella protasi. La protasi invece esplica la premessa, ossia la condizione dalla quale dipende la conseguenza indicata nell’apodosi. La protasi è abitualmente introdotta dalla congiunzione ‘’Se’’ e in inglese da “If”: “Se pioverà, non usciremo”.

Tre tipologie di periodo ipotetico

Si configurano tre tipologie di periodo ipotetico in italiano. Il “periodo ipotetico della realtà”, il “periodo ipotetico della possibilità” e il “periodo ipotetico dell’irrealtà”. Ciò, a seconda del livello di possibilità che abbia l’ipotesi espressa nella protasi di realizzarsi.

La morfologia e le parti invariabili del discorso

Le parti variabili del discorso sono il nome, l’articolo, l’aggettivo, il pronome e il verbo. Le parti invariabili del discorso sono rappresentate dall’avverbio, dalla congiunzione, dalla preposizione e dall’interiezione.

Italiano, lingua che cambia. A lezione con Antonella Marchisella ultima modifica: 2021-11-30T15:00:00+01:00 da Antonella Marchisella

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