Il repertorio degli italiani. A lezione con Antonella Marchisella – itLecce

itLecce

CULTURA DIALETTO

Il repertorio degli italiani. A lezione con Antonella Marchisella

Repertorio Linguistico

L’italiano è una lingua romanza che può essere considerata il proseguimento del latino volgare. Esistono diverse varietà di italiano. Tra queste abbiamo l’italiano comune; l’italiano parlato – che il più delle volte corrisponde all’italiano locale; l’italiano scritto. Infine c’è la varietà semplificata di italiano con la quale si parla a interlocutori stranieri. Quest’ultima è conosciuta sotto il nome di foreigner talk. In Italia, si parlano anche i dialetti, risalenti al latino. Gli italiani possono essere definiti bilingue. Infatti, oltre all’italiano, sono solitamente in grado di parlare anche un dialetto. Parliamo del repertorio linguistico degli italiani.

I generi letterari, la lingua italiana e il repertorio linguistico

«Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita». La celebre frase, appartenente a Dante Alighieri, rappresenta il primo verso della Divina Commedia. Ossia un poema allegorico didascalico scritto durante gli anni dell’esilio dell’autore in Lunigiana, databile tra il 1306-1321. La Divina Commedia, inizialmente denominata solo Commedia, rappresenta un grande classico. Il testo appartiene a uno tra i più importanti autori della storia della lingua italiana e il suo repertorio linguistico. Il concetto di “genere letterario” non è di facile definizione, se pensiamo che già Platone e Aristotele avevano tentato una classificazione dei generi.

Atene E Platone
Pixabay

In sostanza possiamo affermare che della prosa latina abbiamo il “genere narrativo” e il “genere argomentativo”. Di quest’ultimo fanno parte l’oratoria, la retorica, la filosofia, il diritto, il trattato scientifico e il dialogo. Della poesia abbiamo il “genere lirico”, il “genere epico”, il “genere didascalico”, il “genere drammatico”. Infine ci sono la tragedia e la commedia. Oratoria e retorica viaggiano di pari passo. Quest’ultima è, infatti, la tecnica per la costruzione dei discorsi. L’oratoria, invece, è l’arte di pronunciarli. Cicerone – 106 a. C. – 43 a.C. – autore di opere retoriche e filosofiche, fu un formidabile oratore e retore.

E la commedia?

La commedia aveva il duplice scopo di divertire gli spettatori e correggerne i vizi. Aristofane e Menandro furono rispettivamente i pionieri della “commedia antica” e della “commedia nuova”. Il maggior rappresentante della satira fu invece Orazio con i suoi Sermones. Il genere satirico prese vita da Lucilio, al quale Orazio si ispirò, pur superandolo sia nell’impegno per la cura formale, sia per una moralità sorridente.

I dialetti, lingue dei luoghi, nel repertorio degli italiani

Il Professor Nicola De Blasi, Accademico corrispondente dell’Accademia della Crusca, professore ordinario di Linguistica italiana nell’Università di Napoli “Federico II”, nel suo corso “Dialettologia italiana: il napoletano e le altre varietà”, enuncia che i dialetti sono le lingue dei luoghi, non sono le lingue delle regioni. Le lingue regionali in Italia non esistono e sarebbe più opportuno utilizzare la definizione di “lingue locali”.

Nicola De Blasi
Professor Nicola De Blasi. Foto tratta da www.federica.eu

Oltre all’italiano e ai dialetti, in Italia si parlano le “lingue invisibili”, quelle dei migranti o di alcune comunità nomadi. I dialetti d’Italia hanno delle caratteristiche comuni tra loro. Tra queste, la desinenza della prima persona dell’imperfetto indicativo che è “a”; ad es. io cantava. I dialetti sono anch’essi lingue che cambiano continuamente. “Vi troviamo allora parole antiche a cui progressivamente si affiancano parole nuove” – spiega nel suo corso il Professor De Blasi. I dialetti d’Italia hanno una storia molto lunga. A livello terminologico e sostanziale si può distinguere tra i dialetti volgari (dialetti antichi) e i dialetti (dialetti moderni). In Italia le località vicine tra loro usano dialetti molto simili. Tuttavia è possibile trovare, in questo scenario di similitudini, delle piccole aree che posseggono delle caratteristiche linguistiche diverse rispetto ai territori circostanti. Parliamo delle “isole linguistiche”.

Le isole linguistiche in Italia

Alle già note isole linguistiche che si trovano ai confini dell’Italia – aree del territorio italiano confinanti con comunità estere – dove si parlano lingue e dialetti di Slovenia, Svizzera, Germania, Francia, Provenza, Austria, si aggiungono le isole linguistiche delle zone interne. Ad esempio i paesi dell’Aspromonte – in cui si parlano lingue di origine greca. Le isole linguistiche interne devono la loro formazione a migrazioni antiche formate da comunità di parlanti che impiegavano un dialetto estraneo al dialetto locale. Anche in Salento sono presenti isole linguistiche, come la Grecìa Salentina, area in cui si parla il griko.

Il griko del Salento

Il griko si tramanda per tradizione orale e vive grazie a chi lo ha imparato dalle labbra delle proprie nonne o madri. La bellezza del griko risiede nell’enigma che da sempre lo caratterizza, soprattutto in riferimento alle sue origini. “Non serve essere esperti di griko per essere a conoscenza del mistero che avvolge le sue origini. E non basta esserlo per svelarlo. Questo è un mistero che ha intrigato storici, glottologi e dialettologi sin da quando queste enclavi greche dell’Italia meridionale sono state riscoperte dal filologo tedesco, Karl Witte, nel XIX secolo”. E’ quanto afferma la ricercatrice Manuela Pellegrino. Per approfondire https://lecce.italiani.it/ciuri-ce-pedi-e-la-valorizzazione-del-griko-di-salvatore-tommasi/.

Il repertorio degli italiani. A lezione con Antonella Marchisella ultima modifica: 2021-12-07T09:00:00+01:00 da Antonella Marchisella

Commenti

Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Promuovi la tua azienda in Italia e nel Mondo
To Top
0
Would love your thoughts, please comment.x