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Sant’Oronzo, la storia del patrono di Lecce

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Sant’Oronzo, patrono di Lecce, nacque a Rudiae, antica città del Salento, nel 22 d.C. Il suo vero nome era Publio e apparteneva ad una nobile famiglia, che gli impartì la religione pagana. La sua vita cambiò totalmente dopo l’incontro con Tizio Giusto, discepolo dell’apostolo Paolo. Egli, infatti, naufragò a causa di una burrasca sulle coste della Penisola Salentina e fu soccorso e aiutato proprio dallo stesso Publio e da suo nipote Fortunato. Tizio Giusto, comprendendo soprattutto la predisposizione d’animo di Publio, parlò ad entrambi del Vangelo, di Dio e di Gesù Cristo e i due giovani decisero di convertirsi al Cristianesimo.


Publio e Fortunato si battezzarono e Publio cambiò il suo nome in Oronzo, ossia “risorto”. Da quel momento in poi, i due si dedicarono ad evangelizzare gli altri, ma furono scoperti e denunciati al Pretore da alcuni sacerdoti pagani. A questo punto, entrambi furono condannati al carcere e alla flagellazione. Una volta scarcerati, Tizio Giusto invitò Oronzo e Fortunato a seguirli a Corinto, affinché potessero conoscere Paolo, Apostolo di Gesù. Quest’ultimo nominò Oronzo, primo Vescovo di Lecce e Japigia ( la Puglia) e designò Fortunato come successore.

Sant’Oronzo, il martirio e la tragica morte

Oronzo e Tizio Giusto tornarono nel Salento e continuarono a predicare il Vangelo. I due, in seguito, si recarono a Lecce, dove demolirono le statue di Giove e Marte. Tuttavia, a causa della persecuzioni contro i Cristiani imposte da Nerone, il Ministro Antonino esiliò Oronzo e Tizio Giusto da Lecce. I due attraversarono il Salento, la Puglia e la Basilicata continuando ad evangelizzare le persone trovando rifugio all’interno delle grotte carsiche. In seguito, Oronzo e Giusto giunsero ad Ostuni, ma vennero banditi anche lì per volontà dei ministri di Cesare. Il loro viaggiò continuò a Siponto e a Taranto.

Fu a Turi che i due furono presi dai legionari romani e condotti a Lecce, dove, dopo un processo sommario, furono condannati a morte per decapitazione. Sant’Oronzo e Tizio Giusto furono torturati per 11 giorni per poi essere decapitati presso le campagne leccesi il 26 agosto del 68 dopo Cristo. I loro corpi vennero sepolti di nascosto dai cristiani del luogo, presso la villa di una nobile romana convertita al Cristianesimo, Petronilla. Proprio in quel posto fu edificata una cappella e, più tardi, una chiesa dedicata a Sant’Oronzo e Tizio Giusto. Il santuario di Sant’Oronzo fuori le mura è denominato dai leccesi in dialetto “La Capu te Santu Ronzu”.

Sant’Oronzo, la storia del patrono di Lecce ultima modifica: 2022-02-14T15:47:58+01:00 da ritaparisi

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Julieta B. Mollo

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