In Puglia sono stati spesi circa 130 milioni di euro per imbandire le tavole di Pasqua. Un dato assai significativo che fa trapelare quanto importante sia per i pugliesi questo pranzo dal punto di vista religioso, familiare e culturale. I pugliesi hanno scelto di vivere la Pasqua in casa. Le tavolate si sono “allungate” da 4 a 6 commensali in media: due persone in più rispetto allo scorso anno. Queste le stime di Coldiretti che spiega che la spesa è aumentata del 25% rispetto all’anno scorso ed è tornata alle medie di spesa pre- pandemia.
Pasqua: piatti tipici pugliesi
Tra i primissimi piatti tipici pugliesi, ce n’è uno nato nel Salento: “lu chinu” ( nella foto principale) che si cucina nel giorno di Pasqua. Si tratta di un piatto antico e molto povero. L’ingrediente principale è infatti la mollica di pane. Ad essa si aggiungono uova, brodo di gallina, formaggio grattugiato e qualche pugnetto di riso. Poi, il piatto viene spesso impreziosito anche con uova sode e mille altre golosità. Il piatto viene cucinato in antiche padelle di terracotta.
Molto frequenti nelle tavole pugliesi sono pure i panzerotti pasquali, fritti e ripieni di ricotta fresca. Immancabile il piatto “fave e cicorie“, così come molto diffusa, soprattutto nel barese è “l’incrapiata“, dove al purè di fave vengono aggiunti pezzi di pane fatto in casa, cotto rigorosamente nel forno a legna, e arrostito. Spesso questo piatto è impreziosito da cipolle rosse, lasciate in acqua per qualche tempo, e aromatizzate con olio, aceto e capperi e da peperoni verdi lunghi fritti.
Infine, ‘la tigna’, un piatto composto da pan grattato soffritto nell’olio ed utilizzato a mo’ di formaggio per condire la pietanza. Nel nord pugliese, resta forte la tradizione del coniglio in umido al ‘cuturiddu’, agnello e verdure selvatiche, cotti nella pignata per 5/6 ore circa.
