Il Santuario di Santa Maria di Leuca è noto anche come Santurario di “Santa Maria De Finibus Terrae”. Il suo nome è legato alla terra che i Greci avevano denominato: “Leucos” , ossia bianca terra ridente rischiarata dal sole. I Romani, invece, l’avevano definita: “De Finibus Terrae”: cioè ai confini della terra, per indicare il confine tra i “Cives” (cittadini) romani, e i “Provinciales” (i coloni). Il Santuario risale ai primordi del Cristianesimo. Esso è ubicato dove sorgeva il tempio dedicato alla dea Minerva. Stando alla tradizione, proprio a Santa Maria di Leuca sarebbe sbarcato S. Pietro, il Principe degli Apostoli, in viaggio dall’Oriente per poi giungere a Roma.
La chiesa, nei secoli, ha subito non poche devastazioni. Per ben cinque volte, infatti, è stato rasa al suolo, in particolare da Turchi e Saraceni, ma è stata sempre riedificata con gli stessi muri perimetrali. Nel 1720, il vescovo del tempo, Mons. Giovanni Giannelli, fece ricostruire il santuario e, affinché non fosse più distrutto, gli diede l’aspetto di un’abitazione civile.
Il Santuario di Santa Maria di leuca, la ricchezza dei suoi quadri
Il Santuario di Santa Maria di Leuca presenta un pulpito di pietra leccese situato al centro dell’edificio sacro, in stile barocco. I tre lati raffigurano rispettivamente: San Pietro che fa cadere il culto degli idoli, che è intento a battezzare; l’Annunciazione. Ai piedi del pulpito vi è lo stemma del Vescovo Giovanni Giannelli. La Chiesa è abbellita da numerosi quadri. Molto famosi sono quello dedicati a S. Francesco di Paola, S. Giovanni Nepomuceno, San Pietro, S. Giuseppe Benedetto Labre. L’altare centrale è arricchito dalla tela della Vergine “De Finibus Terrae”. Sul cartiglio domina l’iscrizione: “Altare privilegiato perpetuo – B.P.XIII (Benedictus Pontifex XIII) – 1726”, che ne suggerisce l’anno di realizzazione.
Il quadro collocato sull’altare maggiore è il terzo in ordine di tempo e fu commissionato dal Vescovo Mons. Giacomo del Balzo, nel 1507, al pittore fiorentino Giacomo Palma junior, discepolo del Tiziano. Nel 1624, però, anche questa tela finì nel fuoco. Tuttavia, quando le fiamme avvolsero il viso della Madonna e del Bambino si spensero miracolosamente.